A proposito di istinti…
È una primavera che si fa attendere. Tra poco balzeremo in estate senza essercene accorti.
La bassa temperatura, le nuvole gonfie di pioggia paiono prolungare all’infinito l’arrivo della bella stagione.
Questa mattina, portavo a passeggio il mio cane come faccio tutte le mattine. Preferisco andare nei giardini vicino a casa, al mattino. Verso le sette sono quasi deserti e ho l’impressione di trovarmi in piccolo pezzetto di campagna, se non fosse che su di esso si affacciano degli orribili palazzi rivestiti di ceramica rossa. Quando sono arrivato mi sono accorto che qualcosa non andava.
C’erano due signore insieme ai loro cani. Una delle due urlava qualcosa a voce alta al proprio cane, cercando di strattonarlo via. A fatica. Tra di me pensavo, avrà mangiato qualcosa che non doveva, magari dei resti di cibo. Dopo diversi tentativi falliti, la signora riuscì alla fine a trascinarlo via.
L’altra signora, venendo verso di me, mi disse: “Ha attaccato un piccione, poverino; si sta riprendendo adesso dallo spavento”.
“È un bracco. In fondo segue i suoi istinti”, risposi di rimando.
Devo dirvi che a me i piccioni non piacciono perché sono portatori di numerose malattie e imbrattano monumenti ed edifici, moltiplicandosi senza limiti. Passando accanto al piccione, insieme al mio cane ipovedente di 15 anni, lo vedevo muoversi con difficoltà con le piume arruffate e unte. Probabilmente era già malato ed era venuto a riposarsi sul tappeto erboso dei giardini, prima di morire naturalmente.
Il mio cane proseguì nella sua breve passeggiata, trasmettendomi con il suo sguardo il suo affaticamento. Mentre iniziavo la via del ritorno, vidi distintamente in cielo un corvo con la sua sagoma inconfondibile. Volava alto, non pensavo fosse interessato al piccione.
Istinti crudeli
Per qualche istante distolsi lo sguardo, attratto dal mio cane che, cercando di compensare la sua quasi totale mancanza della vista, annusava ogni traccia odorosa dei suoi simili.
Guardai di nuovo i prati. Il piccione era scomparso, in compenso la testa del corvo picchiava violentemente con il suo becco verso il basso. Il movimento era regolare e potente, finalizzato a spezzare e uccidere. Odio i predatori, di qualsiasi natura essi siano, anche quando assolvono a una funzione importante.
Battei forte la mani, i corvi sono assai intelligenti … e il corvo scappò via sull’edificio più alto, appollaiato di fronte al prato dove giaceva il piccione. Era lontano da me e controllava i miei movimenti. Come un pazzo mi misi ad agitare le braccia, facendo dei gestacci a quel corvo che in quell’istante odiai. Restò immobile, lontano da me e indifferente ai miei insulti. Mentre mi accingevo a lasciare i giardini con il mio cane, sapevo già che la mia ribellione non sarebbe servita a nulla.
Appena uscito, ero sicuro che il corvo sarebbe ritornato per completare il suo lavoro di killer spietato.