Il silenzio riduce lo stress e influisce favorevolmente sul nostro cervello.
IL DESIDERIO DI RIMANERE IN SILENZIO
Cercavo della quiete per concentrarmi, leggere con cura degli articoli scientifici e provare a scrivere qualcosa di interessante sul silenzio.
Di solito l’ufficio è silenzioso. Oggi era un inferno, accerchiato su tutti i lati da rumori molesti, prodotti da due equipe di operai; la prima intenta a piallare con una fresa in un appartamento privato, la seconda composta da giardinieri, occupata a tagliare il prato condominiale con un trattorino.
Adesso che sono le 19, continuano a piallare e la mia concentrazione si è perduta.
Il rumore mi ha impedito di concentrarmi; l’attenzione brillava per qualche istante, poi si interrompeva. Prima di iniziare a leggere, avevo caricato sul computer una colonna sonora composta di rumori del mare.
UNA VOSTRA GIORNATA TIPO
Ora provate a pensare alla vostra giornata lavorativa tipo, interrotta più volte, perché siamo sempre connessi e rintracciabili ( o quasi ) e dovunque.
Questi “disturbi” fanno ormai parte del lavoro ordinario e contribuiscono a rubarci energia preziosa.
L’imperativo è rispondere e soddisfare alle richieste, tutte urgenti. Ci neghiamo una pausa perché ci sembra di aver compiuto un terzo del lavoro che ci eravamo proposti di svolgere.
Ecco perché siamo alla ricerca del silenzio: vogliamo interrompere questo flusso di comunicazioni che non si interrompe, riprendendo il controllo delle nostre azioni.
IL SILENZIO ERA UNA NECESSITÀ
In un lontanissimo passato, i comportamenti basati sul silenzio erano legati a tradizioni cristiane e stoiche. Negli antichi testi era vissuto come una necessità, una regola sociale o religiosa.
Il passaggio della tematica del silenzio, dalla religione alla società, si consuma tra il XVII e il XVIII secolo. Prima era vissuto come una pratica religiosa per avvicinarsi a Dio, poi divenne un comportamento civile legato al ritirarsi in sé, tacere, stemperare le passioni.
Veniva perseguito come una qualità legata alla riservatezza, alla meditazione; significava anche esercitare un controllo sul corpo e le emozioni.
COME AGISCE IL RUMORE SUL CERVELLO?
Al rumore sono stati attribuiti e documentati numerosi EFFETTI
NEGATIVI FISICI
aumento della pressione sanguigna
perdita di sonno
riduzione dell’udito
propensione a patologie cardiache
NEGATIVI PSICHICI
Ansia
Agitazione
Incapacità a concentrarsi
Disturbi della memoria
IL SILENZIO INVECE
Aumenta la memoria
Una review pubblicata negli Stati Uniti ha dimostrato che camminare da soli, tre volte alla settimana per un anno, provoca un aumento di volume dell’ippocampo, una parte del cervello deputata alla memoria a lungo termine.
Possiamo ragionevolmente sintetizzare che l’attività fisica e il silenzio giovano alla memoria.
Stimola la crescita del cervello – “Il silenzio è d’oro?”
Rimanere in silenzio, due ore al giorno, favorisce lo sviluppo di cellule nella regione dell’ippocampo, così come dimostrato in uno studio condotto da Imke Kirste, nei topi. La regione dell’ippocampo è legata alla nostra capacità di apprendere e ricordare. I topi ovviamente non sono “umani”, ma i risultati di questo lavoro possono rappresentare una buona base per valutare potenziali trattamenti contro demenza e depressione.
Riduce lo stress
Il rumore provoca degli effetti negativi sul cervello che, a loro volta, producono elevati livelli di ormoni dello stress. Questo si verifica perché il rumore genera delle onde sonore che raggiungono il cervello sotto forma di segnali elettrici. Il rilascio degli ormoni dello stress è il risultato della reazione al rilascio di questi segnali.
Il silenzio, al contrario, riduce le tensione del corpo e della mente in tempi molto brevi. I ricercatori hanno dimostrato che il silenzio è più rilassante della “musica rilassante”, evidenziando una riduzione della pressione sanguigna e della circolazione del sangue nel cervello, più marcata nel gruppo che rimaneva in silenzio rispetto al gruppo che ascoltava musica rilassante.
Combatte l’insonnia
Rimanere in silenzio per qualche minuto al giorno, migliora la qualità del sonno, soprattutto negli insonni.
La meditazione di consapevolezza o mindfulness, attraverso la concentrazione sul respiro e l’attenzione al presente, riduce insonnia, fatica e depressione.
Aumenta la percezione
Vengono tenuti dei seminari, o meglio li dovremmo definire dei “ritiri”, dove viene promosso il potere del silenzio astenendosi dalla lettura, scrittura e dal contatto visivo con le persone. Si è completamente soli come una volta lo erano e, ancora oggi lo sono, i religiosi che vivono e pregano negli eremi.
In un incontro promosso da un’organizzazione scientifica americana, un centinaio di ricercatori decisero di trascorrere un periodo di ritiro di sette giorni in un area isolata del Massachusetts, seguendo una pratica buddista, conosciuta come vipassanā (meditazione di visione penetrativa).
Toccarono con mano che rimanendo in silenzio senza leggere, scrivere o distrarsi in alcun modo, aumentava la loro percezione e consapevolezza per gli stimoli sensoriali e materiali ricevuti.
COME PRATICARE IL SILENZIO?
Spegnete sempre il vostro telefono, la sera. Gli smartphone sono strumenti utili, ma pericolosi. Fissate un orario di spegnimento che coincida con il termine della vostra giornata lavorativa. Se lo terrete aperto purtroppo potrete ricevere qualche mail di lavoro, da colleghi o capi che hanno un pessimo rapporto con il riposo (il vostro e il loro) e le priorità. Se non siete in grado di resistere alla tentazione di aprire quelle mail precipiterete, di nuovo, nel rumore e nell’ansia.
Spegnete tutto.
Alle mail e telefonate di amici potrete rispondere tranquillamente il giorno successivo.